PH: Giuseppe Peppoloni
Ogni anno, il 17 gennaio, si rinnova la tradizione del piatto di Sant’Antonio Abate a Santa Maria degli Angeli, in Umbria.
La nostra regione sente in modo particolare il culto di questo santo, tanto che in diverse città hanno luogo cerimonie e festeggiamenti. Molte iniziative si svolgono a Perugia lungo Borgo Sant’Antonio e Porta Pesa, così come tanti sono gli eventi a Cascia e negli altri borghi della Valnerina. Ma uno dei più noti della regione è quello di Santa Maria degli Angeli che coinvolge i rioni della città ed attira credenti e turisti.
La storia del piatto di Sant’Antonio Abate
Sant’Antonio Abate è considerato patrono di contadini, allevatori, salumai e protettore degli animali domestici. Il suo culto affonda le radici nel mondo contadino mentre la tradizione del piatto risale ad un episodio verificatosi tra il 1850 e il 1860 (non conosciamo la data con certezza). In quegli anni, quando Santa Maria degli Angeli era un’importante stazione di posta sulla direttrice Roma – Firenze, si verificò un’epidemia che fece ammalare molti cavalli. Gli abitanti invocarono allora la grazia del Santo e quando la peste cessò ringraziarono distribuendo un pasto ai poveri: il piatto di Sant’Antonio. Questo era composto da una porzione di maccheroni, due fette di carne, in umido, quattro salsicce, due polpette, pane, mezzo litro di vino e due mele. Nel 1978 per custodire la tradizione della festa e perpetuarla nelle future generazioni venne istituita l’Associazione di Priori che nel 1998 cambiò nome diventando Associazione Priori Piatto S. Antonio Abate. Il loro scopo era mantenere vive le usanze e la storia del Piatto di S. Antonio.
Nel giorno dedicato al Santo, dopo la celebrazione della Messa e della processione per le vie cittadine, c’è la benedizione degli animali, del pane e poi la distribuzione del piatto di Sant’Antonio.