L’eremo delle carceri di Assisi
L’eremo delle Carceri di Assisi è legato alla storia di San Francesco. Quando Francesco si ritirava in preghiera, si rifugiava sulla montagna a pochi passi dalla cittadina, in una grotta nascosta nei boschi. L’incontro con Dio attraverso la natura e il silenzio. Qui il dialogo intimo si rendeva ancora più concreto, fonte di gioia ma anche momento di prova.
Francesco vi arriva per la prima volta dopo la prigionia e il sogno di Spoleto: egli “portava con sé un amico in posti adatti al raccoglimento dello spirito, rivelandogli di aver scoperto un tesoro grande e prezioso. Alla periferia della città c’era una grotta, in cui essi andavano sovente, parlando del “tesoro”. In questa grotta “supplicava devotamente Dio eterno e vero di manifestargli la sua via e di insegnargli a realizzare il suo volere.” (Celano, Vita Prima, FF 329).
L’eremo e San Francesco
Quando Francesco, per la prima volta, raggiunse questo luogo situato a 5 chilometri da Assisi, trovò un grande blocco di roccia all’interno del bosco con alcune grotte naturali ed un piccolissimo Oratorio, la Cappellina di Santa Maria. Il Santo ed i suoi primi seguaci usarono le grotte come celle e si riunivano in preghiera nella primitiva cappella.
Nella sua grotta Francesco trascorreva la giornata in meditazione e contemplazione, la nuda roccia era il suo giaciglio.
Ed è attorno alla grotta di San Francesco e alla primitiva Cappellina che si è sviluppato il Santuario. Verso la metà del 1300, alcuni frati decisero di abitarvi stabilendosi in poverissime dimore. La struttura inizialmente addossata al monte fu ampliata col tempo. All’inizio del 1400, san Bernardino da Siena, fece costruire la piccola Chiesa di Santa Maria delle Carceri che inglobò la Cappellina originaria, il Coro, il Refettorio e il Dormitorio. Il complesso fu ingrandito ancora nei secoli successivi fino a raggiungere l’aspetto che possiamo ammirare oggi. I continui ampliamenti, però, non hanno mai mutato lo stile architettonico originario mantenendo inalterato l’aspetto austero ed essenziale e non cedendo alle correnti artistiche del momento.
Luogo di serenità
Sono molti i pellegrini che oggi visitano l’Eremo, sicuramente per conoscere i luoghi di Francesco, ma anche per trovare un momento di pace e di consolazione. Questo “luogo appartato” come intende la stessa parola latina da cui deriva“carcĕr” nella sua accezione più ampia, trasmette ancora una straordinaria sensazione di serenità.
I 5 Frati Minori, custodi di questo Santuario, scandiscono la giornata con momenti di preghiera, a cui tutti i pellegrini possono partecipare, avendo la possibilità anche della Confessione.
Da visitare
Il pozzo nel chiostro
Situato nel cortile è il punto da cui San Francesco fece miracolosamente sgorgare acqua
Il fosso delle Carceri
Situato nelle vicinanze del monastero questo burrone è in verità il letto di un fiume in secca. Si narra che fu proprio il Santo ad averlo prosciugato poiché lo scrosciare delle sua acque disturbava la sua meditazione e quella dei suoi discepoli
Il buco di San Rufino
Fuori la grotta di San Francesco troviamo un’apertura sul terreno da cui si può scorgere il fondo del burrone. La leggenda vuole che sia stata causata dal diavolo sprofondato negli inferi quando fu scacciato da San Rufino.
Ph: La Lori
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