L’eremo della Madonna della Stella è un luogo di spiritualità incantato che sorprende il visitatore per la sua spettacolare posizione, sospeso nelle rocce della Valnerina. Connubio tra l’ideale della vita eremitica orientale e quella cenobitica occidentale voluta da San Benedetto, rappresenta una tappa obbligatoria per chi si trova a varcare le porte della Valle del Nera.
Sulle orme degli anacoreti
Ammirare una chiesa, un dipinto, un altare, un manufatto significa afferrare il testimone lasciatoci dalle nostre comunità. Nella Valle del Nera la spiritualità era consuetudine, parte del sentire comune e nel contempo un dovere di condivisione e consapevolezza di un destino comune. In questo orizzonte spirituale di intenso misticismo non esiste luogo migliore dell’Eremo della Madonna della Stella in Valnerina.
Una storia lunga 1200 anni
La storia dell’eremo risale alla fine del secolo VIII quando alcuni monaci benedettini edificarono poco più a valle, lungo un itinerario che congiungeva la montagna con la bassa Valnerina, il Monasterium San Benedicti in Faucibus o in Vallibus, nome che deriva dalla posizione dell’insediamento, alla confluenza di due valli, valle Marta e valle Noce. Nel 1308, poi, gli Agostiniani di Cascia, che nel frattempo erano subentrati nella proprietà, risalendo proprio l’angusta valle Noce edificarono la chiesa che prese il nome di Santa Croce. Tutt’intorno, scavate nella roccia, le celle dei monaci.
Un ritrovamento “miracoloso”
Dal XVI secolo la chiesa andò incontro ad una decadenza fin quasi alla scomparsa della sua memoria. Soltanto nel 1833 due ragazzi di Roccatamburo, inerpicandosi per il sentiero che portava ai ruderi dell’edificio, rinvennero dietro i rovi l’immagine della Madonna vestita di stelle con in braccio il Bambin Gesù. La notizia del ritrovamento assunse ben presto la fama di un’apparizione e da lì, spontaneamente, presero avvio i lavori di ripristino del santuario.
Quando l’arte incontra lo Spirito
La rimozione del muro divisorio tra l’ex sacrestia e la chiesa è opera di un recente intervento di restauro. Oggi si ha un quadro d’insieme del ciclo pittorico che lascia senza fiato il visitatore. Partendo da destra è possibile ammirare, rivestite dei colori originali, due Pietà, San Michele Arcangelo, la Madonna con il Bambino tra i Santi Pietro e Paolo, Santa Caterina di Alessandria con la ruota della tortura, Santa Lucia con le fiaccole ad illuminare il giorno più corto dell’anno, il 13 dicembre, e San Benedetto con il libro della regola in mano.
Una volta di… stelle
Seguono, nell’ex vano della sacrestia, Sant’Antonio Abate con un piccolo cinghiale ai piedi, altra Madonna in Trono e, inginocchiati, di nuovo Sant’Antonio Abate e il suo maestro San Paolo di Tebe. Quest’ultimo, come nella tradizione degli eremiti, ha le unghie dei piedi arrotolate e la veste è tessuta con foglie di palma. Il titolo di Madonna della Stella, da sempre legato al vestito trapunto di stelle che Maria indossa nell’affresco centrale, dopo il restauro trova una nuova giustificazione nel cielo stellato che è stato riportato alla luce nel vano della sacrestia.
Valnerina terra di eremiti
C’è quindi materiale per soddisfare varie curiosità oltre alla conferma di una forte tradizione eremitica esemplificata dalle figure dei Santi Antonio e Paolo. Tradizione eremitica che in Valnerina era presente ovunque e che derivava direttamente dall’esempio di Spes e Eutizio in Val Castoriana e Felice e Narco nei pressi di Sant’Anatolia. Le rispettive abbazie dei Santi Felice e Mauro in Val di Narco e di Sant’Eutizio nel Comune di Preci ne ricordano ancora oggi l’opera di evangelizzazione e di bonifica della valle.
PAOLO ARAMINI
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