Ogni anno, il Venerdì Santo a Gubbio, si può assistere alla processione del Cristo Morto. E’ una delle più suggestive e più sentite rappresentazioni della Via Crucis in Umbria. Il coro del “miserere” accompagna la lunga fila degli incappucciati.
Curata dalla Confraternita della Santa Croce della Foce, segue un rigido protocollo che si ripete da secoli: si apre con quattro confratelli che suonano le “battistrangole“ che rievocano un suono di ferraglia; segue il portatore del “teschio”; la grande croce detta l’“Albero della Vita” che precede le “le tre croci” del Calvario e le due “Croci raggiate” .
Seguono i simboli della passione, con le torce tratte dal soffitto a cassettoni della Chiesa di Santa Croce di origine cinquecentesca; poi le “grandi torce” offerte dal Comune, dalle Corporazioni delle Arti e Mestieri e da varie associazioni cittadine che precedono di poco i Cavalieri del Santo Sepolcro; a seguire il Clero ed il Vescovo.
Segue quindi “Cristo Morto”, adagiato sul cataletto coperto da un prezioso baldacchino seguito dal primo coro del “Miserere”, il salmo penitenziale del Re David, la cui melodia polifonica è giunta a noi per tradizione orale. Quindi il coro delle Pie Donne” con la statua della “Madonna Addolorata”, poi il secondo coro del “Miserere”.
I confratelli vestono un sacco di colore bianco, con cappuccio, che copre il volto, lasciando solo i fori per gli occhi, da qui il nome di “incappucciati”. Il sacco, anche detto “saccone”, è stretto con una cinta di fune che un tempo terminava con i flagelli usati per colpirsi come atto di penitenza.
Le Compagnie della Confraternita di Santa Croce si distinguono dal colore della mantellina indossata sul saccone: nero per gli aggregati alla “Compagnia del Crocifisso”, azzurro per gli aggregati alla “Compagnia della Madonna del Carmelo”.
Le “consorelle” del “Coro delle Pie Donne” sono vestite di nero, avvolte in velo nero ricamato.
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